Mozart Flute Concerto in D K.314
BareinreterMozart Flute Concerto in D K.314
Flute Concerto di Mozart In D K.314
Questo concerto è in sostanza la trascrizione del Concerto in do maggiore per oboe e orchestra che Mozart scrisse per Giuseppe Ferlendi, oboista alla corte di Salisburgo, e che venne eseguito in diverse occasioni da Friedrich Ramm, oboista dell'orchestra di Mannheim e amico di Mozart. Per questa ragione, probabilmente, il De Jean, committente del concerto, volle riconoscere a Mozart soltanto la metà della cifra pattuita.
L'Allegro aperto è strutturato in una limpida e regolare forma-sonata: all'Esposizione dell'orchestra, che presenta il primo tema (sopra un lungo pedale dei bassi) seguito immediatamente dal secondo tema (un morbido disegno dei violini primi), fa seguito l'Esposizione del solista, il cui ingresso, con un do tenuto per ben quattro battute, tradisce forse la destinazione originaria all'oboe, strumento capace, molto più del flauto, di conferire espressione alle note lunghe. L'episodio che segue è un bell'esempio dell'arte mozartiana di dare importanza a un elemento musicale apparentemente privo di interesse: la chiusa orchestrale costituita da un trillo seguito da un arpeggio discendente, dà infatti vita a un serrato dialogo fra flauto e archi che sfocia in un passo di bravura del solista per poi venire riutilizzata nella breve sezione di Sviluppo e ancora nel finale, come formula conclusiva dell'intero movimento.
Se nel primo movimento spiccavano l'agilità e il virtuosismo del flauto, l'Adagio non troppo è dominato da un intimo raccoglimento, da una serenità tipicamente mozartiana; l'ingresso del solista è una specie di pacata risposta all'introduzione orchestrale, mentre il secondo tema irrompe come uno squarcio di luce, nel quale il solista si getta «trillando» con gioia. Una semplice riconduzione tonale separa la Ripresa dei temi precedenti, ora tutti nella tonalità d'impianto, cui segue la cadenza del solista e l'epilogo orchestrale.
Tutt'altra atmosfera nel Rondò finale, il cui refrain verrà in seguito utilizzato da Mozart nell'aria di Blondchen Welche Wonne, welche Lust dell'opera Il ratto dal serraglio. Gli episodi brillanti (come il «richiamo» dei corni, le cadenze orchestrali in stile di opera buffa e i passi di virtuosismo solistico si alternano brillantemente alle riprese del refrain, sempre frizzante e festoso e spesso preceduto da vivaci cadenzine ad libitum del flauto.